Appello di Lino Banfi: “Salviamo Laura Antonelli”

Riportiamo uno lungo stralcio di una lettera, firmata da Lino Banfi, dedicata a Laura Antonelli, pubblicata ieri sul Corriere della Sera.
“…La persona di cui voglio parlarvi è Laura Antonelli, l’oggetto del desiderio e delle fantasie erotiche di giovani e meno giovani da Malizia in poi. Bellissima e anche brava attrice. Vi ricordate le sue tristi vicissitudini, negativamente esasperate da un punto di vista mediatico? Io avevo lavorato con lei prima nel film Peccato veniale di Salvatore Samperi, poi nel 1987 girammo Roba da ricchi (film che incassò bene) con la regia del grande Sergio Corbucci. Laura faceva mia moglie e io le insegnai la cadenza pugliese. E chi faceva nostra figlia? Una giovanissima bella e brava Claudia Gerini. Perché vi racconto tutto questo? Perché quello fu l’ultimo film di Laura con la sua prorompente bellezza. Fotografata da tutti i giornali europei perché era il periodo del suo grande amore con Jean Paul Belmondo. Poi successe quel che successe… Laura cercò di tornare al cinema con Malizia 2000, poi quasi le sfigurarono il viso con una specie di chirurgia plastica e infine è sparita: non si è più vista. Giorni fa, finalmente, mi ha chiamato e mi ha detto: «Vuoi venire a trovarmi? So che parti per l’Argentina, ma mi farebbe piacere riabbracciarti». E poi ha pianto… Le ho risposto: «Entro un’ora sono da te». Sono andato a Ladispoli e purtroppo mi sono rattristato molto: ci siamo riabbracciati dopo 22 anni; ci siamo commossi tutti e due. Ma poi Laura ha fatto un gesto rassegnato allargando le braccia, come per dire «Hai visto come sono ridotta…». Io ho vigliaccamente cercato di cavarmela con una battuta: «Anch’io mi sono ingrassato…». Ma lei ha replicato con amarezza: «Sì, ma non come me, io sono morta da anni». Sguardi, silenzio… C’era una donna con lei che va due o tre volte a settimana a farle compagnia. Si sentiva una musichetta dall’altra stanza e io per rompere l’imbarazzo le ho chiesto che cos’era, se guardava la tv. Risposta: «Sono più di vent’anni che non vedo la televisione. Ascolto sempre Radio Maria e prego». In quella specie di camera da letto c’era solo un lettino, piccolo… Lei si è riscossa un attimo: «Lino vieni a vedere la dispensa, guarda quanta pasta, pomodori, olio… Sai, la parrocchia, qualche benefattore…». Mi si è stretto il cuore. Quanto prendi di pensione?, le ho chiesto. «510 euro al mese». E tutto quello che avevi: case, gioielli…? «È troppo lunga, caro Lino, la storia… Tanti hanno abusato della mia bontà, forse anche della mia fragilità e dicono che non sono capace di intendere e volere. Ti prego Lino parla con qualcuno, tu sicuramente, amato da tutti, sarai ascoltato. Io non credo di avere ancora molto da vivere, però vorrei vivere dignitosamente». Ecco perché io, cittadino italiano, Pasquale Zagaria, in arte Lino Banfi, mi rivolgo al ministro Bondi: «È giusto tutto questo? So che esiste una legge già esecutiva, dopo il caso Salvo Randone. Mi hanno detto anche che Isabella Biagini è nelle stesse condizioni. Queste persone hanno rappresentato una parte della storia del cinema e della televisione che tutti abbiamo gradito. Hanno lavorato in questa nazione, hanno guadagnato, hanno pagato le tasse… è giusto finire così?». Mi rivolgo anche al presidente del Consiglio, a Berlusconi, che è anche mio amico da più di trent’anni: «Caro Silvio, per quel poco che credo di conoscerti sono certo che farai qualcosa».
P.S. Sono sicurissimo che molte persone, costrette a vivere in uno stato di indigenza, leggendo questo mio appello penseranno: «Caro Banfi, anche noi stiamo così… ma allora?». Lo capisco perfettamente. Però la storia di Laura Antonelli mi tocca davvero da vicino e io spero che, smuovendo le acque – che molte volte anzi troppo spesso sono ferme e stagnanti – le cose possano cambiare anche per altri.